martedì 5 maggio 2020

Il vicinato

Che il tuo prossimo è colui che ti sta vicino, fisicamente. Anche solo di balcone.

Riscoprirli - o in molti casi scoprirli per la prima volta - cantando a squarciagola canzoni belle e meno belle della tradizione italiana dai nostri balconi. Era un'iniziativa nata all'inizio di questa quarantena, in tutta Italia. Ma qui ha assunto un sapore diverso, ed è diventata una magnifica tradizione che scandisce il nostro tempo. Due turni, alle 18.00 e alle 21.00, il turno serale con un po' di torce, per fare più colore.

Non mi sono mai sentito così vicino alla gente, ha detto quel ragazzo che a stento salutavo fino a un mese fa.

Per la prima volta in questi giorni mi sono fermato ad osservarli, anche solo dai balconi. C'è di tutto in questi condomini di Via di Pietralata. C'è anche una coppia che troppo bene non sta, sembrano tossici. E una signora straniera - chissà di quale nazionalità - che accumula spazzatura sul suo balcone e se continua così giuro che chiamo l'ASL.
La maggior parte delle persone resta rinchiusa in casa, forse odia la gente, o le canzoni, o la felicità.

Ma il punto è che l'allegria, la vita, sono più forti del silenzio e della sporcizia. E' l'esatto opposto di quel che ho sempre creduto, che il bene fosse silenzioso e discreto, che facesse più rumore un albero che cade che una foresta che cresce.

Oggi è tutto diverso, sei o sette famiglie affacciate dai loro balconi possono trasformare due palazzine di musoni e dare un volto di speranza alle giornate sempre uguali.

O almeno così era fino a ieri.

E' iniziata la fase 2 dicono. E' tempo di ricominciare una vita un po' più simile a quella di prima, anche se i bambini stanno ancora a casa e in ufficio ci si va un po' meno.

Alle 18 e alle 21 è il silenzio ora, a scandire il tempo.

Dei sorrisi un po' forzati, affacciati dai balconi.

Quasi come se, vergognosamente, qualcosa ora ci mancasse.

domenica 26 aprile 2020

L'essenziale

'Papà, posso uscire?'
'No'

'Papà, posso uscire?'
'No'

'Papà, posso uscire?'
'No'

'Papà, posso uscire?'
'No'

'Papà, posso uscire?'
'No'

'Papà, posso uscire?'
'Ci penso'

'Papà, posso uscire?'
'No'

'Papà, posso uscire?'
'No'

'Papà, posso uscire?'
'No'

'Papà, posso uscire?'
'No'

'Papà, posso uscire?'
'No'

'Ma quanto stiamo bene insieme?'
'Grazie Papà'

giovedì 16 aprile 2020

Esserci di più

La gratitudine.

Una cosa potremo dire, quando e se tutto questo finirà. Senza questa quarantena, non avrei mai avuto la possibilità di passare dei mesi h24 con mia moglie e mio figlio. Godermi ogni istante dei 3 anni di mio figlio. 
E così, anche un periodo di per sé negativo e spaventoso, cela in sé dei regali bellissimi, per chi sa vederli.

Non è poca cosa, anzi è decisamente tanta roba. Senza aver fatto nulla per meritarlo, questo periodo mi ha salvato da quello che ho sempre visto come il peggiore dei rischi: non godermi appieno il mio matrimonio e la crescita di nostro figlio. 

Si può essere grati per il coronavirus? Forse no, forse sarebbe ingiusto per le migliaia di persone che stanno perdendo la vita, o che stanno rischiando la propria vita per salvarne altre. Ma si può essere grati per quello che questo coronavirus sta portando con sé. O meglio, per quello che questo coronavirus sta portando alla luce.

Il tempo ritrovato in famiglia, il vicinato, il gusto del cucinare, la libertà di organizzare la propria giornata, e chissà quante altre cose ci sarebbero ancora da elencare. Chissà che la Pasqua, periodo propizio per eccellenza, non illumini il nostro sguardo sui doni di questo tempo.

lunedì 6 aprile 2020

Questione di tempo

"Il tempo scorre lentamente con una velocità impressionante." [Pino Caruso]

 Sto vivendo un periodo storico, anormale e imprevisto, forse immaginato solo nei film apocalittici, eppure eccolo qua. Siamo nel pieno della reclusione domestica. Si cerca di trovare un pò di ossigeno perchè questa fase sembra non finire mai.
Sembrava durare poco all'inizio, la durata di un weekend di maltempo ma ci ritroviamo in una nuova dimensione, in nuovi spazi. Quello che in realtà non cambia è il tempo, va avanti menefreghista, non si volta indietro. Sembra allungarsi, sembra accorciarsi, sembra liquido ma in fondo è quello che abbiamo spesso richiesto. Un tempo per noi, per stare in un unico posto senza andare in giro come trottole, spinte dal vento. Si cerca finalmente di passare del buon tempo, un libro, un album musicale, il fai da te casalingo, la cucina, ci sono tante cose che da tempo volevamo fare e finalmente possiamo fare, altre ancora che per motivi oggettivi dobbiamo ancora rimandare perchè abbiamo tempo ma non abbiamo la sostanza. La confusione è tanta ma non ci faremo sommergere, riusciremo come sempre a tener su la testa. Forse non abbiamo contezza che anche questo tempo ci sta scivolando tra le dita.

In realtà la gabbia che stiamo vivendo è anche impregnata di tecnologia, il mondo connesso non torna indietro, tanti dispositivi elettronici sono diventati il nostro quotidiano e continueranno ad esserlo. In questi istanti si dice: 'Pensa se questo fosse successo 30 anni fa'. Semplice, avremmo messo in atto le armi che avevamo 30 anni fa. Ma soprattutto in questi giorni sento tanto dire: 'Niente sarà come prima'. Ma è chiaro che ogni shock storico porta delle novità e dei cambiamenti ma credo sicuramente che la connessione informatica rimarrà invariata semmai amplificata ed espansa. Internet è nel nostro cervello ed ha cambiato la nostra percezione delle cose e non si torna indietro, questo sarà come prima. 

E' un tempo da sfruttare, un tempo da vivere degnamente perchè non tornerà più. Ogni tempo, ogni periodo è utile per crescere, per aggiungere esperienza alla propria esistenza e tanto vale viverlo bene. L'umanità è capace di abituarsi a tutto ma a questo no, è difficile sbattere contro questa precarietà. Sono giorni complicati perchè ci sono persone che purtroppo non hanno più da contare, sta scadendo il loro tempo. Ci ritroviamo di fronte un tempo apparentemente sospeso, in attesa del giorno in cui si tornerà alla normalità ma in verità siamo noi che decidiamo il battito del tempo. Ognuno dalla sua casa, ognuno nel suo quotidiano tiene un ritmo mentre il tempo passa inesorabilmente. Sta a noi decidere che tipo di musica suonare.

venerdì 3 aprile 2020

Tu sogna e spera fermamente, dimentica il presente

"I sogni son desideri di felicità
nel sogno non hai pensieri
ti esprimi con sincerità
se hai fede chissà se un giorno
la sorte non ti arriderà
tu sogna e spera fermamente
dimentica il presente
e il sogno realtà diverrà"

Da diversi giorni in televisione va in onda uno spot che ha per colonna sonora questo capolavoro di melodia della Disney (Cenerentola.....anno 1950 😱). Peraltro con l'inconfondibile voce di Mina!

Ebbene, mi è entrata in testa. Mi ritrovo a canticchiarla nei momenti più disparati. A lavoro (quelle ormai rare volte che non faccio l' "agile" a casa), mentre cucino o lavo i piatti, mentre mi lavo i denti. 

La verità è che ho sempre in testa una canzoncina, "un jingle", una musica.
         (E qui sono sicuro che chi mi conosce e legge si metterà a ridere)

E' una mia caratteristica e non mi vergogno affatto ad ammertelo.
Mi creo in automatico una colonna sonora per il momento che sto vivendo. Vengono così, senza nessuno sforzo.
E sono pure generoso. Dispenso canzoncine e  jingle a chi mi sta intorno........ovviamente solo con le persone con cui sono più in confidenza. Non vi fate idee sbagliate, forse sono un pò strano, ma niente di patologico. Almeno credo. 

Comunque. La colonna sonora di questi giorni è "I sogni son desideri". E riflettendoci bene, la cosa ha più senso di quanto possa sembrare.

Sono sempre stato un sognatore (pure?!?  Sto peggiorando la mia situazione lo so, ma confido nel finale a sorpresa!) . Il fatto è che fin da piccolo ho sempre utilizzato il "sogno ad occhi aperti" per estraniarmi dal "presente", rifugiandomi in una "idea/pensiero" che mi dia conforto. Non sto parlando di elefanti rosa alla Dumbo dopo che si è ubriacato, quelli che volano per intenderci. 

Vorrei che il presente, che questo presente, fosse diverso. Vorrei poter tornare a casa, riabbracciare i miei genitori, i miei fratelli. Incontrare i miei amici, festeggiare i loro compleanni (il mese di marzo, nemmeno a farlo a posta, è stato pieno di compleanni di persone molto importanti per me). Mi mancano i miei nipoti. L'ultima nipotina ancora non sono riuscito a conoscerla. Soprattutto mi manca la spensieratezza. Nelle piccole cose, quelle di tutti i giorni. Ora è tutto paura, fobia. 

Sto provando ad immaginare come sarà quando tutto questo sarà finito. Tento di trovare conforto in quel pensiero. 
"tu sogna e spera fermamente / dimentica il presente / e il sogno realtà diverrà" suggerisce Cenerentola o Cinderella o Cenerella (non l'ho mai capito!)

Cavolo, non ci riesco. Sono letteralmente "bombardato" di messaggi allarmanti, dati/statitische da bollettino di guerra, notizie inquietanti.

Ma non è solo questo. C'è qualcosa di più, di nuovo. E' come se non volessi veramante evadere dalla realtà, come se in cuor mio sentissi che questa volta è importante "stare nel presente", viverlo pienamente anche se molto difficile, perchè potrebbe portare dei frutti inaspettati.

"per aspera ad astra"                           "attraverso le asperità (si giunge) alle stelle"

dicevano i latini. 

Forse è proprio così. Ammetto che in questo pensiero sto trovando molto conforto..............anche più che negli elefanti rosa che volano!



giovedì 2 aprile 2020

All of a sudden

La prima cosa è facile da individuare e da dire. E' il titolo di un album degli Explosions in the sky che sintetizza al meglio l'assurdità di questo tempo.

D'improvviso mi mancano tutti.

Non sono mai stato un tipo particolarmente presente con parenti e amici, questo lo sanno in tanti.

Eppure, di punto in bianco, proprio io, sento la mancanza di tutti. La chiara percezione di aver potuto e dovuto esserci di più, ora che l'esserci è stato sostituito dal vedersi e sentirsi attraverso uno schermo.
Che poi non ho mai sentito così tanto la mia famiglia ed i miei cari come in questo periodo ma è chiaro, non è la stessa cosa.

C'è stato un periodo, quattro anni fa, in cui ho valutato seriamente la possibilità di trasferirci in Australia. A Melbourne per la precisione. Sarei andato a fare un lavoro fico per una società altrettanto fica in una città molto fica con uno stipendio fichissimo. Cosa volere di più dalla vita?

Rifiutare quell'offerta è stata una scelta durissima. Diversi fattori hanno contribuito, non mi va di elencarli tutti. Ma è chiaro che, tra tutti, gli affetti erano lo scoglio principale al quale non volevo rinunciare. Molti mi dicevano che con whatsapp, skype e facebook sarebbe stato uguale, che ci saremmo sentiti anche più di prima. Che rinunciare a priori ad un'esperienza così era una stupidità senza pari.

Pensa ai figli, se mai li avrai: li vuoi far crescere in questa nazione che va a pezzi? Gli daresti un mare di possibilità andando in Australia, fallo per loro.

Qualche giorno fa ho scritto ad alcuni ex colleghi, che hanno affrontato la mia stessa scelta e sono partiti. Ora capisco - almeno in parte - come vivono la quotidianità dei loro affetti, fatta di videochiamate e messaggi con l'aggravante di un fuso orario folle e a stagioni invertite.

Non ce n'era bisogno, perché non mi sono mai pentito della scelta fatta, ma mi convinco ogni giorno di più di aver fatto bene.

Esserci è diverso.

D'altro canto, io non ho mai visto un concerto alla tv.

mercoledì 1 aprile 2020

Oppure non ne usciremo mai

C'è questa convinzione diffusa che questa tragedia cambierà tutto.

Sarà tutto diverso, dicono.

Probabilmente è vero, e invidio chi è in grado di raccontare già ora come sarà il dopo. La nuova normalità. Sarà tutto diverso, ma cosa sia questo tutto nessuno me lo sa dire.

Ho letto da qualche parte che per modificare alcune abitudini radicate nelle persone ci vogliono in media un anno/un anno e mezzo. Non staremo così tanto tempo rinchiusi nelle nostre case, mi auguro, ma forse avremo ancora a lungo una qualche forma di distanziamento sociale che possa tutelarci dal ritorno dei focolai. Quindi chissà, potrà essere vero che cambierà tutto, che saremo più lontani, che avremo molte più limitazioni. Che da questo coronavirus non ne usciremo mai.


Io, un po' ingenuamente, continuo a credere che invece tutto questo finirà nei prossimi mesi, così com'è iniziato. Non ci sono evidenze scientifiche per dirlo, anzi tutt'altro, ma chissà che tutto questo non passi semplicemente da sé nel giro di qualche mese. Così, tanto per ricordare all'uomo che non è padrone del proprio destino fino in fondo. Che letteralmente tutta la scienza di questo mondo può certamente fare molto per limitare i danni, ma non può controllare la vita nella sua completezza e complessità. Questo sì, sarebbe bello, e questo sì potrebbe cambiare davvero tutto. Ma non cambierebbe poi nulla, come tanti altri avvertimenti cadrebbe nel vuoto. Siamo un popolo di dura cervice.

E' anche per scongiurare quest'ultima ipotesi che c'è questo blog.

C'è qualcosa che stiamo imparando in questi mesi, di questo ne sono convinto, anche se ancora non sappiamo cosa sia.

Ed è qualcosa che rischiamo di dimenticare presto, se non riusciamo a metterlo nero su bianco.